I libri contengono storie. E, tante volte, altre storie si nascondono dietro ai libri, anche (soprattutto) dietro a quelli che sono diventati capolavori della letteratura. Lolita di Nabokov fu liquidato come fantasia improbabile, Ulysse di Joyce come una noia mortale, persino Proust dovette stampare pochissime copie e a sue spese del primo capitolo del suo monumento letterario.

Francesco Piccolo, scrittore già Premio Strega e sceneggiatore di importanti film, pesca dallo scaffale della libreria un altro grande, grandissimo classico (seppure recente) la cui forza non fu subito compresa dagli editori: Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Racconta, in questa lettura teatrale che ha debuttato quest’anno al Teatro Argentina di Roma, la storia incredibile che portò alla pubblicazione del romanzo solo dopo la morte del suo autore, mettendola in relazione alle critiche ricevute, alle potenzialità incomprese e all’enorme successo che lo ha reso immortale anche grazie alla celeberrima trasposizione cinematografica. Dopo i rifiuti da parte di alcune case editrici mentre Tomasi di Lampedusa era in vita, l’autore morì col desiderio di vedere il suo “romanzo storico” su carta, ma non fece in tempo. Il Gattopardo fu dato alle stampe grazie all’editore Giangiacomo Feltrinelli e diventò un caso letterario.

Nel 2025, in occasione dei settant’anni dalla sua fondazione, la casa editrice oltre a proporre nelle librerie una nuova edizione del romanzo, ha scelto di sostenere il progetto di Piccolo che in giro per i teatri d’Italia racconta le vicissitudini editoriali di un capolavoro. Come ha scritto Raffaella De Santis, «una trama fatta di coincidenze, incidenti, sliding doors, bivi, bocciature, condanne ideologiche, destini incrociati, nelle mani di Francesco Piccolo diventa uno spettacolo teatrale».