Premio Internazionale Ivo Chiesa: i vincitori della III edizione

5 dicembre 2022

Umberto Orsini, Giordana Faggiano, Massimo Popolizio, Adriana Borriello, Damiano Michieletto, Dante Ferretti, Andrea Gallo, Walter Lapini, Giorgio Gallione, Mauro Avogadro. Sono questi i vincitori della terza edizione del Premio Internazionale Ivo Chiesa, istituito nel 2020 dal Teatro Nazionale di Genova su impulso del direttore Davide Livermore per ricordare uno dei padri del teatro pubblico italiano.

Ai riconoscimenti delle dieci categorie del Premio, nato per valorizzare il lavoro di chi, come Ivo Chiesa, ha dedicato la sua vita al teatro, sul palcoscenico o dietro le quinte, e sostenuto sin dalla sua prima edizione da Unipol Gruppo, si è aggiunto quest’anno il Premio Speciale che il Presidente della Giuria, Gad Lerner, ha voluto tributare a Roberto Andò, per il film La stranezza, in cui il regista ha sapientemente legato insieme teatro e cinema.

Qui di seguito le motivazioni dei premi vincitore per vincitore.

Premio Ivo Chiesa – Maestri della scena
Umberto Orsini
Indiscusso riferimento del teatro italiano e internazionale, Umberto Orsini è oggi alfiere di una cultura scenica che ha la forza di mettersi sempre in discussione, di trovare – nella certezza di una qualità adamantina – la curiosità per sperimentare segmenti interpretativi originali e di affrontare imprese produttive coraggiose, capaci di investigare il nuovo e di favorire concretamente il ricambio generazionale.
Maestro di un’arte che affonda le sue radici nella vivacissima scena italiana degli anni Sessanta del Novecento, a cavallo tra prosa, cinema e televisione, Orsini è sin da giovanissimo protagonista e testimone di percorsi creativi unici, che lo vedono a fianco di grandi registi, attori, attrici e drammaturghi.
Eppure, nonostante la certezza del successo, che ha testimoniato anche in un bel libro autobiografico, Orsini non è un artista che si accontenta ma anzi, con coscienza e certosina sistematicità, esplora terreni mai facili. Incarnazione vivente della grande letteratura russa, con quei Karamazov di cui si è ripetutamente impossessato, scavando ogni volta più a fondo nei meandri dell’animo umano, o della grande scrittura di un genio come Thomas Bernhard, Umberto Orsini è dunque alfiere di una libertà di ricerca che lo ha portato non solo a farsi dirigere da giovani e giovanissimi registi, ma anche a sostenere in prima persona, con una invidiabile capacità imprenditoriale, imprese teatrali uniche ed originali. Impossibile citare tutti i ruoli che lo hanno reso famoso e amato dal pubblico; difficile scegliere quale, tra i grandi registi con cui ha lavorato, abbiano tratto linfa vitale per nuovi allestimenti dalla sua coscienza e dal suo rigore attorale; complesso provare a dire quanti e quante abbiano appreso la sua lezione di saggio pedagogo che fa del palcoscenico il luogo privilegiato dell’apprendimento e della trasmissione dei saperi. Resta nella storia, nel presente e nel futuro il suo essere protagonista a tutto tondo dell’arte teatrale italiana.  

Premio Ivo Chiesa – Futuro della scena
Giordana Faggiano 
Diplomata alla Scuola del Teatro di Genova, Giordana Faggiano, classe 1995, calca il palcoscenico sin da giovanissima per debuttare subito dopo anche in cinema e tv. Attrice dalla cifra al tempo stesso intensa e delicata, forte di uno slancio vitale incontenibile e di una consapevolezza a tratti oscura e violenta, Giordana Faggiano ha trovato nelle regie di un maestro quale Valerio Binasco l’alveo in cui sviluppare e approfondire la propria febbrile ricerca attorale. Protagonista di allestimenti quali Don Giovani, Ifigenia, Sogno di una notte di mezza estate, Le fenicie, e molti altri, Faggiano si muove con generosità tra classici e contemporanei, facendosi notare anche sul grande schermo in produzioni di rilievo quali i recenti State a casa di Roan Johnson, Io sono l’abisso di Donato Carrisi, fino a La stranezza felicissimo lavoro diretto da Roberto Andò, cui ha regalato una figliastra pirandelliana di feroce inquietudine.

Premio Ivo Chiesa – Migliore regia di prosa (sostenuto da Unipol Gruppo)
Massimo Popolizio
Si staglia netto il percorso di Massimo Popolizio nella regia. Attore e artista di raro talento, pluripremiato interprete di allestimenti memorabili, protagonista assoluto di kolossal teatrali, Popolizio sta sempre più investigando i modi e le possibilità di una pratica registica in cui svela crescente sapienza e innegabile talento.
Il recente M – Il figlio del secolo ha confermato la qualità di un percorso nato quasi in sordina: agli esordi un curioso attraversamento del Pluto di Aristofane, poi l’intenso allestimento de Il prezzo di Arthur Miller, cui ha fatto seguito il fortunatissimo Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, affresco corale di una storia popolare e struggente, che ha rivelato una regia di grande empatia e di dolente poeticità. Con M, nel confrontarsi con il romanzo-mondo di Antonio Scurati, Popolizio ha diretto con mano ferma un nutrito cast, di cui pure è stato parte nodale, firmando un allestimento che, pur nell’omaggio al magistero di Luca Ronconi, ha mostrato maturità stilistica, capacità di orchestrazione, visionarietà interpretativa e sorniona complicità con il pubblico.
Ma il percorso registico di Popolizio si sta arricchendo sempre più di creazioni fuori formato, di jam-session teatrali, di esperimenti trasversali, che sono creazioni coinvolgenti, in cui ibridare sapientemente musica, letteratura, storia, poesia, frutto di una incessante ricerca nelle possibilità stesse del teatro. Il confronto serrato con molteplici linguaggi, dunque, sembra essere il propulsore di una visione registica sempre attenta alla qualità dell’esito, che non nega, anzi esalta, il piacere e la gioia del gioco scenico.

Premio Ivo Chiesa – Coreografia
Adriana Borriello
Al centro del grande movimento di cambiamento della danza contemporanea italiana degli anni Ottanta, Adriana Borriello si è distinta come autrice, danzatrice, coreografa e pedagoga per la sua chiarezza metodologica e per la profondità delle istanze coreografiche. Dopo la formazione all’Accademia Nazionale di Danza e al Mudra di Maurice Béjart, Borriello è tra le fondatrici del gruppo belga Rosas di Anne Teresa de Keesmaeker, in una collaborazione fattiva che porterà alla prima grande creazione dello spettacolo-manifesto del gruppo, Rosas danst Rosas del 1983. Da allora, in una incessante attività di ricerca, Borriello ha sviluppato un proprio percorso, che l’ha portata ad esibirsi nei maggiori festival internazionali e istituzioni teatrali, firmando numerosi spettacoli, da Scirocco e Capricci negli Anni Ottanta, al ciclo Progetto catartico negli Anni Novanta, fino ai più recenti Col corpo capisco e Duo Goldberg.
Sempre attenta alle dinamiche relazionali tra suono e movimento, ha collaborato con compositori quali Michael Nyman, Giovanna Marini, Massimo Coen, Daniel Bacalov, Alexander Balanescu e altri. Sin dall’inizio del suo percorso ha costantemente prestato attenzione alla pedagogia, elaborando un approccio metodologico che scandaglia il lavoro del corpo e il movimento, il confronto con il repertorio e la trasmissione dei saperi. In questa prospettiva sviluppa un approccio coreosofico, di filosofia della danza, che intreccia oriente e occidente, arti marziali e coreografia, dando spazio al pensiero orientale nella dimensione del movimento e nella cultura del corpo, sino a trasformare così il suo essere autrice. Dal 2018 progetta e dirige Da.Re. Dance Research – Sistemi dinamici per la trasmissione e la ricerca nelle arti performative contemporanee programma triennale di perfezionamento formativo e di ricerca per performer, danzatori e coreografi ma aperto anche a adolescenti.

Premio Ivo Chiesa – Regia d’opera
Damiano Micheletto
Fin dalla vittoria del suo primo “Premio Abbiati”, poco più che trentenne, nel 2008 per La gazza ladra al Rossini Opera Festival, Damiano Michieletto si è imposto come una delle personalità più significative della regia d’opera di oggi. In quasi vent’anni di fortunata e prolifica carriera, si è dimostrato capace di gettare uno sguardo nuovo, aguzzo, audace, spesso radicale, ma sempre rivelatore, anche sui titoli più usurati del repertorio. E tutto questo – anche grazie alla fondamentale collaborazione con un maestro della scena come Paolo Fantin (peraltro già insignito del Premio Ivo Chiesa 2021) – senza rinunciare alla bellezza delle immagini della tradizione teatrale italiana. Una tradizione, però, declinata intelligentemente in una chiave risolutamente contemporanea. In questa prospettiva, la sua visione del teatro musicale è decisamente apprezzata anche a livello internazionale: ne danno testimonianza viva, le produzioni acclamate nelle maggiori istituzioni operistiche e nei maggiori festival mondiali, dal Festival di Salisburgo, alla Royal Opera di Londra, dall’Opéra di Parigi all’An der Wien di Vienna, al Liceu di Barcellona, dalla Scala di Milano a Tokyo, da Ginevra a Verona, da Salisburgo fino all’Opera di Sidney.

Premio Ivo Chiesa – Visioni della scena
Dante Ferretti
Tre premi Oscar, innumerevoli Premi Bafta, David di Donatello e Nastri d’Argento e molti altri riconoscimenti. Una carriera iniziata con i sogni di un bambino nato a Macerata sotto le bombe della seconda guerra mondiale, che ha poi incontrato il grande cinema di Cinecittà e la meraviglia di Hollywood lavorando con registi, solo per citarne alcuni, come Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini e Martin Scorsese. Basterebbero questi elementi per confermare, laddove ce ne fosse bisogno, il grande percorso artistico e creativo di Dante Ferretti, che, assieme alla moglie Francesca Lo Schiavo, ha segnato con la sua fantasia e creatività la storia cinematografica mondiale. Ma quel che si vuole premiare è anche il viaggio di questo artista nel mondo del teatro e dell’opera.
Scenografo senza pari in allestimenti importanti – come nel lungo sodalizio con la regista Liliana Cavani – Dante Ferretti ha lavorato in istituzioni come il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, la Metropolitan Opera House di New York, l’Opéra di Parigi, la Royal Opera House di Londra, il Teatro Colón di Buenos Aires, il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il San Carlo di Napoli, il Mikhailovsky di San Pietroburgo. Ma  anche al Teatro Stabile di Genova, nel 1981 per L’orologio americano di Arthur Miller, diretto da Elio Petri. Con l’esigenza testarda, così è stata definita, di “rendere visibile l’inimmaginabile”, Ferretti ha anche debuttato come regista d’Opera proprio nella sua Macerata, confrontandosi con lo spazio difficile dello Sferisterio per una Carmen che ha voluto ambientare nella Spagna franchista del Novecento, in un percorso che poi ha toccato anche Bohème allestita in Giappone e altri lavori. Dante Ferretti, con il suo “ragionare per immagini”, è stato capace, come pochi altri, di rinnovare il linguaggio scenografico, rendendo ogni spettacolo (e ogni film) un’esperienza emotiva, sentimentale, culturale e di vita sia per gli artisti, sia per gli spettatori, chiamati a lasciarsi andare a quel sogno impalpabile chiamato arte.

Premio Ivo Chiesa – I mestieri del teatro (dedicato a Sandro Sussi)
Andrea Gallo
Artista dalla cifra decisa, capace di creare mondi oscuri e immaginifici con il sapiente uso di semplici apparati di illuminazione, Andrea Gallo è disegnatore luci, direttore della fotografia, videomaker e visual designer. Dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Roma, inizia a collaborare dapprima con uno dei maestri dell’Avanguardia teatrale romana, Giancarlo Nanni del Teatro Vascello, che lo avvicina ai codici e agli stili della migliore ricerca teatrale, poi con le più importanti realtà della scena indipendente italiana.
Nel suo percorso, spicca l’assidua presenza, in una modalità di lavoro davvero di condivisione creativa, negli spettacoli del collettivo Bluemotion, diretto da Giorgina Pi, tra cui vale la pena citare almeno i più recenti, come Tiresias, che ha debuttato al Festival di Santarcangelo; The Rape of Lucretia al Festival di Spoleto; Sherpa e Lemnos con il Teatro Nazionale di Genova. Ma Gallo lavora anche con compagnie come Motus, Isola Teatro, Codice Ivan, Egumteatro ed altre, e in luoghi fondamentali della scena underground come Centrale Fies di Dro o Carrozzerie NOT di Roma. Attivo anche nel cinema, Gallo ha sviluppato una propria cifra stilistica, sempre attenta alla visione registica e alla presenza attorale, creando ambienti scenici in cui la vertigine della illuminazione è elemento drammaturgico forte e di grande suggestione.

Premio Ivo Chiesa – Museo Biblioteca dell’Attore
Walter Lapini
Walter Lapini è professore ordinario di Letteratura greca presso la nostra università. Condirettore e redattore di importanti riviste o lessici internazionali, autore di una ventina di libri prestigiosi legati ai suoi due principali filoni di ricerca, la filosofia antica e rinascimentale e la filologia greca, oltre che di una cinquantina di articoli pubblicati su riviste di tutto il mondo, firma occasionale e polemica del Corriere della Sera e de Il Secolo XIX, è autore di una Storia della letteratura greca per Il Mulino.  Negli ultimi dieci anni, la sua attività di scrittore a tutto campo e di intellettuale rigoroso e inquieto è stata arricchita da una serie di libri di gran successo, ove si reinventavano in lingua greca e latina storie e personaggi dell’oggi, oppure si creavano storie in versi nello stile di Omero, Sofocle, Orazio, cui è stato attribuito nel 2017 il Premio “Satira” di Forte dei Marmi. Al tempo stesso, è stato potenziato e arricchito il lavorio critico iniziato con una rigorosa riedizione de Le Coefore di Eschilo, che ha portato nel tempo alla traduzione dell’intera Orestea di Eschilo, ad oggi la migliore dai tempi di quella di Pier Paolo Pasolini.  

Premio Ivo Chiesa – Città di Genova (dedicato a Carlo Repetti)
Giorgio Gallione
Diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, Giorgio Gallione ha saputo fare della propria città il punto di partenza di un bellissimo viaggio che ha attraversato il mondo del teatro, della letteratura, della musica, della poesia, della danza, rendendo a sua volta Genova epicentro di un fermento creativo di assoluta felicità.
Regista e drammaturgo, Gallione ha investigato le scritture del nostro tempo, intrecciando infatti legami artistici con autori come Stefano Benni, Daniel Pennac, Francesco Tullio Altan, Michele Serra, Niccolò Ammaniti, Altan, Francesco Piccolo, ma anche con Ian McEwan, Roddy Doyle, Luis Sepulveda, José Saramago, Charles Bukowski, Italo Calvino, Paul Auster, Alda Merini e molti altri. Visionario e scanzonato, capace al tempo stesso di giocare con il lirismo e la fantasia, Gallione ha contribuito, e non poco, all’affermazione di talenti quali Claudio Bisio, Neri Marcorè, Maurizio Crozza e i Broncoviz, Marina Massironi, Sabina Guzzanti, Ugo Dighero, Lella Costa, Ambra Angiolini, Fabio De Luigi, Angela Finocchiaro. Nelle sue regie e drammaturgie, sia che prendessero le mosse da testi classici o da autori contemporanei, sia in lirica che nel teatro-canzone, Giorgio Gallione ha sempre guardato alla dialettica corpo-parola come centrale della sua poetica, facendo così del palcoscenico lo spazio mentale in cui far librare la fantasia e la visionarietà, non prive di ironia e umanissimo senso del comico. Ma non solo: Gallione, alla guida del Teatro dell’Archivolto, dal 1986 sino al momento in cui la compagnia si è unita al Teatro Stabile di Genova, dando vita nel 2018 al Teatro Nazionale di Genova, ha agito concretamente nel territorio cittadino, con una molteplicità di azioni e interventi, restituendo alla città zone complesse come il quartiere Sampierdarena. Un decennale percorso dunque poetico e politico.

Premio Ivo Chiesa – La scuola (dedicato a Marco Sciaccaluga)
Mauro Avogadro
Non appena terminata la formazione all’Accademia “Silvio d’Amico” di Roma, nel 1974, Mauro Avogadro inizia una lunga ed intensa collaborazione con Luca Ronconi, condividendo numerose tra le tappe più importanti del percorso artistico del regista, a partire dallo storico Laboratorio di Prato che resta come esempio forse unico di condivisione di teoria e prassi. Attore e a sua volta regista, Mauro Avogadro sviluppa ben presto una chiara vocazione pedagogica che ha declinato in alcune tra le maggiori istituzione italiane, dalla scuola del Teatro Stabile di Torino al Piccolo di Milano e alla Accademia dell’Inda di Siracusa, e al tempo stesso in varie Università italiane e in workshop indipendenti. Proprio questa instancabile e felice attività formativa ha fatto di Avogadro un riferimento assoluto per generazioni di attori e attrici, che hanno appreso dal suo metodo basato sulla pratica attorale diretta. Generoso, presente, docente in costante ascolto – e per questo amato dai suoi allievi – Avogadro è alfiere della tradizione del “teatro di parola”, fondato sulla comprensione, adesione e cura del dettato del testo, da cui muovere per arrivare a livelli di interpretazione capaci di calarsi profondamente nelle contraddizioni e nelle visioni del contemporaneo. Dalla attenta lettura del testo, infatti, Avogadro fa riverberare i significati possibili, i percorsi interpretativi, le scelte attorali e registiche. Forse per questo, rivendica da sempre il diritto di trattare gli allievi e le allieve da attori e attrici, trasmettendo quel sapere che lui stesso, in prima persona, ha appreso e sperimentato con i propri registi di riferimento. Proprio in una simile prospettiva, si incardina il suo essere maestro-pedagogo: come in una antica bottega, l’allievo ascolta, guarda, apprende prima di spiccare il proprio volo teatrale. E sono moltissimi gli allievi che hanno appreso a volare nella scuola di Mauro Avogadro.

I premiati hanno ricevuto una scultura, riproduzione di un’opera creata per l’occasione dall’attore Graziano Piazza.
I premi sono stati consegnati nel corso di una serata speciale, trasmessa in streaming dal Teatro Ivo Chiesa, dove si sono succeduti, di persona o in collegamento, gli interventi dei premiati e della giuria.

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