Percorso creativo di Alessandra Cavalli da un’idea di Davide Livermore
Sabato scorso – 12 ottobre, giorno dell’inaugurazione della stagione 2024 / 25 – il foyer e la sala del Teatro Ivo Chiesa hanno rivelato un aspetto rinnovato da un accurato restyling degli interni frutto del lavoro creativo sugli ambienti, realizzato da Alessandra Cavalli e dalla sua squadra di collaboratori. L’idea di un ambiente abitato da figure e apparizioni nasce da una suggestione del direttore Davide Livermore nel solco del recupero e approfondimento della storia del teatro, tracciato già da qualche anno con il lavoro realizzato (sempre dalla Cavalli) negli ambienti della Sala Mercato a Sampierdarena.
Le pareti del foyer e della platea sono “abitate” da fotografie dell’archivio storico: immagini della memoria del Teatro di Genova, apparizioni e figure che hanno fatto la storia, ben oltre i confini della città. La tecnica con cui le fotografie ricreano l’allestimento dei nuovi ambienti, tra il Foyer e la Platea, è quella del collage, la stessa adoperata per i manifesti e locandine e foto a colori che ritroviamo sulle pareti della Sala Mercato.
«Abbiamo lavorato per “analogie e giochi emotivi”, seguendo una ricerca non cronologica all’interno dell’archivio storico del teatro – racconta Alessandra Cavalli – Davide Livermore ha deciso di coinvolgermi, sulla scia degli esiti del progetto realizzato in Sala Mercato, nel 2022. Questa volta abbiamo scelto un collage di foto tutte in bianco&nero, che appare a chi guarda come una galleria in cui le immagini possono essere interpretate come quadri o sculture. La scelta del bianco&nero è una cifra intensa e evocativa che evoca quella dei film di Ingmar Bergman.
Continueremo a lavorare nel prossimo futuro, agli spazi della Galleria approfondendo la storia e il dettaglio cronologico degli archivi. Questo nostro lavoro è anche un doveroso omaggio ai fotografi che hanno saputo raccontare il teatro privilegiando i gesti e gli sguardi degli artisti che hanno abitato e creato la storia di questo teatro, nonché ai tanti attori raffigurati (molti dei quali conosciuti personalmente) con cui sono entrata in rapporto empatico».
Anche Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova ravviva il richiamo evocativo al bianco&nero Bergmaniano: «Nella mia visione il teatro emerge dal Nero e dall’oscurità. Il teatro è un’arte che nasce dall’oscurità, contrapponendosi al cinema che invece nasce dalla luce e necessariamente da una proiezione. In una sala buia e in soli dieci metri di profondità si possono creare fantasmagorie, magie, qualcosa che davvero può stupire e riconnetterci ai nostri fantasmi. Dall’oscurità possono nascere spazi scenici che alterano la percezione delle dimensioni e delle prospettive, evocare “inganni visivi”, mutando la percezione di chi guarda. Questa nuova creazione degli ambienti interni del teatro non ha come principio la cronologia ma la comunità teatrale. Vuole essere un atto d’amore profondo verso le persone che hanno fatto questa storia per riappropriarsi dell’identità del presente attraverso un glorioso passato che ci sta accanto tutte le volte che siamo in questo teatro».
18 ottobre 2024