Liv Ferracchiati, autore e regista, porta nuovamente in scena la Trilogia sull’identità, percorso di indagine sul maschile e sugli stereotipi di genere, ricostituendo i due ultimi capitoli: Stabat Mater – II Capitolo e Un Eschimese in Amazzonia – III Capitolo. La Trilogia, nata dal costituirsi della compagnia The Baby Walk nel 2015, è stata un percorso di studio, di formazione teatrale e di vita che ha messo in evidenza come ogni essere umano costruisca la propria identità avvalendosi di modelli culturali precostituiti. Nel caso del genere il gioco di acquisizione di ruoli e forme è ancora più evidente. Seguendo la storia di una persona transgender, nella fattispecie di un uomo transgender che sceglie di non compiere una transizione fisica, gli spettacoli restituiscono un’idea di come cisgender e transgender siamo influenzati dalla tossicità machista insita nella nostra società. Questa indagine sul maschile costituisce in maniera controintuitiva un riflesso del femminile.
«La cosa importante è opporsi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non riconosce. Il resto è una tassonomia, un sistema di classificazioni». Questa la riflessione del filosofo Paul B. Preciado, grande esperto di studi di genere e politiche sessuali, che ha animato la Trilogia sull’identità firmata dalla compagnia The Baby Walk di Liv Ferracchiati. A questa stessa conclusione giunge il progetto di ricerca sulla transizione quale «un percorso mentale verso la costruzione dell’identità di un individuo», che ha già visto le creazioni Peter Pan guarda sotto le gonne e Stabat Mater. Con Un eschimese in Amazzonia, spettacolo vincitore del premio Scenario 2017, si chiude il cerchio della trilogia. Il titolo trae origine da una citazione dell’attivista e sociologa Porpora Marcasciano, che sottolinea l’incapacità della società di pensare al di fuori del modello binario di sesso / genere, omosessuale / eterosessuale, maschio / femmina.
Protagonista di questo spettacolo è l’incomunicabilità tra la persona transgender (l’Eschimese) e la società «ipnotica, veloce, superficiale, a rischio di spersonalizzazione», rappresentata dal Coro, che, intrappolata nei suoi rigidi schemi, nega all’Eschimese un posto tra le sue fila. Di quegli stessi stereotipi contro i quali si trova a combattere, tuttavia, l’Eschimese scopre di essere schiavo lui stesso in un gioco comico tra autenticità e inautenticità. Il nonsense è, dunque, la chiave di lettura di questo lavoro moderno e dinamico, che innalza il linguaggio basato sull’improvvisazione a «metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi».
Lo spettacolo fa parte del Festival dell’Eccellenza al Femminile XIX edizione IDENTITÀ.
Durata dello spettacolo: 65 minuti.
Produzione
Compagnia The Baby Walk, Centro Teatrale MaMiMò, Campo Teatrale, Teatro Stabile dell’Umbria, Festival dell’Eccellenza al Femminile in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Regia
Liv Ferracchiati
Interpreti
Francesco Aricò, Greta Cappelletti, Laura Dondi, Liv Ferracchiati, Alice Raffaelli
Costumi
Laura Dondi
Disegno luci
Giacomo Marettelli Priorelli
Suono
Spallarossa
Aiuto regia
Anna Zanetti
Sede legale
piazza Borgo Pila 42, 16129 Genova
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