Coefore Eumenidi al Teatro Greco di Siracusa

Il 3 luglio la prima dello spettacolo diretto da Davide Livermore

Debutta in prima nazionale sabato 3 luglio, nell’incomparabile cornice del Teatro Greco di Siracusa, Coefore/Eumenidi di Eschilo, con la regia di Davide Livermore. Lo spettacolo prodotto da Fondazione INDA (Istituto Nazionale per il Dramma Antico) e dal Teatro Nazionale di Genova apre la 56° Stagione di Spettacoli Classici in programma nell’antico teatro e verrà poi ripreso sul palcoscenico del Teatro Ivo Chiesa nella stagione 2022/2023.
Coefore ed Eumenidi sono rispettivamente la seconda e la terza parte dell‘Orestea, (la prima parte è l’Agamennone) l’unica trilogia tragica giunta fino a noi nella sua interezza.

Coefore/Eumenidi narra come Oreste, figlio di Agamennone, tornato dall’esilio dieci anni dopo aver perduto il padre, su ordine del dio Apollo vendichi lo stesso Agamennone uccidendone gli assassini: Clitennestra, madre di Oreste,  e il suo amante Egisto. Il duplice delitto scatena le Erinni, spiriti malvagi, che perseguitano il vendicatore fino a Delfi. Il dio Apollo difende Oreste contro le Erinni e lo fa fuggire verso Atene, dove la dea Atena affida il giudizio sul matricida ad un tribunale. Grazie al voto di Atena, che vale doppio, Oreste viene assolto e le Erinni vengono placate e mutano nelle mutando in Eumenidi (le benevole).

«Il mondo di Coefore è un sistema di potere distrutto dove il fantasma di Agamennone impregna un impianto scenico di manifesta devastazione» scrive Davide Livermore nelle sue note di regia. «La narrazione di questa vicenda sarà il più vicino possibile ai nostri tempi. Non siamo “modernisti”, ma artisti e abbiamo la responsabilità di dare vita alle parole della tragedia, materia viva e pulsante che racconta le umane fragilità, a volte terribili. Oggi, in un nuovo mondo, quello post-pandemico, abbiamo la responsabilità di denunciare i limiti e la dolorosa imperfezione di un sistema democratico; in Eumenidi ne comprendiamo tutta la natura, poiché l’atto fondativo di essa è l’assoluzione di un assassino da parte di un giudice, Atena, e di un avvocato, Apollo, che per la loro stessa natura divina determinano una disparità del giudizio al limite dell’iniquo».

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